oh… que la plage est douce

Una spiaggia di poesia che ha i caratteri del gioco e della reinvenzione.

In luogo di costruire delle autentiche cabine si preferisce stilizzarle disegnandone le griglie e le linee portanti a carboncino, colorandole di un’evanescenza di azzurro coi tetti nelle tinte pastello. Un paio di esse sono praticabili e da lì si affacciano due turisti all’inizio di stagione, quando il clima è ancora mite e primaverile, prima che l’estate esploda.

La spiaggia è un’invenzione di pasticceria: sabbia di zucchero di canna, mare di gelatina naturale di frutta e glassa. Ma tutto nei dettagli risulta riconoscibile: qualche conchiglia di pasta di mandorle che il mare ha trascinato sull’arenile, il bagnasciuga di uno zucchero più scuro che ne mima l’umidità, le piccole creste di schiuma vanigliata dove l’onda si rompe sulla battigia.

E’ un gioco, un gioco dell’infanzia e della gola, che il titolo nella liquida dolcezza della lingua francese s’incarica di denunciare.



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