Sein und zeit

L’installazione, realizzata in occasione della mostra “Il cavaliere in nero”, (famoso ritratto di Gianbattista Moroni esposto al Museo Poldi Pezzoli di Milano), torna sul tema del nero e del ritratto ma con una curvatura contemporanea, assumendo la fotografia come il medium attuale corrispondente al ritratto su tela di un tempo.

I confini perimetrali sono quelli di un soffietto di una macchina fotografica: nello spazio deputato si rappresenta la stilizzazione gigantografata del corpo ottico di un apparecchio reflex, davanti al cui obbiettivo un manichino contemporaneo iperrealista è in posa per lo scatto. Ma per un sortilegio o un gioco della memoria, sull’acetato dello chassis s’impressiona l’immagine negativa del Cavaliere in nero.

A sottolineare l’effetto di straniamento sul bordo dell’obbiettivo, in luogo della marchio dell’apparecchio fotografico, sono incise le parole “sein und zeit” (che oltre a creare un’assonanza con “zeiss”, rinomata fabbrica di lenti ottiche), cita ironicamente un’opera fondamentale del Novecento filosofico: “Sein und Zeit” (“Essere e tempo”) di Martin Heidegger.



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